mercoledì 30 dicembre 2009

Ekman e Friesen: Programma espressione facciale

Le principali assunzioni del Programma Espressione Facciale, nella sua versione originale.
Ecco i principali punti:

1. Esiste un numero ristretto (7 più o meno 2) di emozioni di base.
2. Ciascuna di esse
è determinata geneticamente, universale e distinta.
3. La produzione e il riconoscimento di espressioni facciali distinte sono un
sistema di segnalazione che costituisce un adattamento evolutivo ad alcuni dei maggiori problemi della vita.

4. Qualunque stato mentale emotivo privo di un proprio segnale facciale non è un emozione di base. Le emozioni di base sono: felicità, sorpresa, paura, collera, disprezzo, disgusto e tristezza.

5. Tutte le emozioni che non figurano fra quelle di base sono sottocategorie o mescolanze delle emozioni di base. Ad esempio l’ansia è una mescolanza di paura, tristezza, collera, vergogna e interesse ( e dovrebbe quindi, risultare in una miscela facciale).

6. Le espressioni facciali volontarie possono simulare quelle spontanee. Le espressioni volontarie sono false e condizionate dalla cultura. Le diverse culture stabiliscono regole di esibizione differenti, le quali dettano quando un’espressione può essere manifestata liberamente e quando deve essere inibita, accentuata o mascherata con un’espressione diversa. L’emozione “vera” trapela dal mascheramento e può essere rivelata attraverso misurazioni facciali.

7. Qualsiasi espressione facciale si discosti dai segnali universali è una mescolanza dei segnali di base oppure, è il risultato di regole di esibizione di una specifica cultura.
8. Lo stato emozionale è rivelato dalla misurazione facciale. Così, le emozioni dei neonati o di persone che non sono capaci di parlare sinceramente divengono accessibili.
9.
I sentimenti soggettivi associati a un’emozione sono dovuti, almeno in parte, al feedback propriocettivo proveniente dai movimenti facciali.

10. I sette segnali facciali sono facilmente riconoscibili per tutti gli essere umani a prescindere dalla loro cultura.

11. La capacità di riconoscere l’emozione in un’espressione facciale è innata, piuttosto che determinata culturalmente. essa compare precocemente e forse è presente già alla nascita.

12. come la codifica e la decodifica, il significato (“valore di segnale”) di un’espressione facciale è fissato dalla natura e non varia cambiando il contesto in cui si presenta. Gli osservatori possono quindi riconoscere l’emozione nell’espressione facciale di un’altra persona anche quando il contesto e il comportamento dell’altro forniscono informazioni contrastanti. Gli osservatori possono riconoscere la stessa emozione nella stessa espressione facciale indipendentemente dalla varietà nelle modalità di presentazione dell’espressione facciale.

martedì 15 dicembre 2009

Sorriso genuino, sorriso falso e teoria del feedback facciale

Avete mai avuto la sensazione di avere davanti una persona che vi sorride per circostanza?

Ekman ha creato in collaborazione con la BBC questo simpatico test per mettere alla prova la vostra capacità di distinuere un sorriso vero e genuino da uno falso.

Con la teoria del feedback facciale egli sostiene che il feedback proveniente dai muscoli facciali influisce sull'emozione che il soggetto prova, ciò significa che il feedback sensoriale che deriva dalle espressioni facciali contribuisce all'emozione che proviamo in un dato momento.

Ciò dimostra che, così come il cervello nell'esprimere delle emozioni mette in movimento determinati muscoli facciali, anche azionando questi muscoli in modo volontario, si ha una risonanza statisticamente significativa a livello emotivo.

In pratica bisognerebbe ragionarla così: chi è felice sorride ma è felice anche perchè sorride spesso.




martedì 8 dicembre 2009

La risposta a Darwin ed Ekman arriva dal Giappone.

Contrariamente a quanto affermato da Darwin e successivamente da P.Ekman, una ricerca del Dott. Takahiko Masuda professore di psicologia presso l'Università dell'Alberta (Canada), dimostra come le espressioni facciali possano essere interpretate in modo diverso a seconda della cultura d'origine.

La ricerca si è svolta in Giappone e negli Stati Uniti. In Giappone vi è una forte tendenza a controllare le emozioni, e l'attenzione si focalizza soprattutto sugli occhi dell'interlocutore. Negli Stati Uniti le emozioni vengono più esteriorizzate e si è propensi a concentrarsi sulla bocca dell'interlocutore per capirne le emozioni.

I ricercatori hanno utilizzato emoticon computerizzate e immagini di volti umani che esprimevano uno stato emozionale. I risultati dello studio dimostrano che le espressioni facciali non sono interpretate universalmente, come invece si pensa in genere. La cultura di appartenenza è un fattore determinante per la loro decodifica a livello emotivo, un aspetto che si nota soprattutto considerando le emoticon che si usano nelle e-mail e negli SMS.

Le emoticon usate in Giappone per indicare felicità e tristezza sono caratterizzate da un ammiccamento diverso degli occhi, mentre quelle usate negli Stati Uniti differiscono per la posizione della bocca. Ad esempio, negli Stati Uniti l'emoticon :) e :-) indicano felicità, mentre :( e :-( indicano tristezza. In Giappone si preferiscono utilizzare, rispettivamente, le emoticon (^_^) e (;_;).

Durante l'esperimento i ricercatori hanno notato che i Giapponesi, per capire che tipo di emozione volesse esprimere l'emoticon, si concentravano sugli occhi. In una cultura dove le emozioni non sono espresse palesemente è comprensibile che si guardino più gli occhi, capaci di un ammiccamento meno pronunciato, e non la bocca che rappresenta la parte più espressiva del viso, come invece hanno mostrato di fare gli Statunitensi.

Un possibile corollario alla ricerca è che i Giapponesi sarebbero più pronti a cogliere le false espressioni amichevoli solo osservando la posizione degli occhi dell'interlocutore. Ma sono necessari altri studi per averne conferma.

riferimento all'articolo:
Masaki Yukia, William W. Madduxb, Takahiko Masuda,
Are the windows to the soul the same in the East and West? Cultural differences in using the eyes and mouth as cues to recognize emotions in Japan and the United States, Journal of Experimental Social Psychology

martedì 1 dicembre 2009

Emozioni e segreti: Intervista al Prof. Paul Ekman

Ecco un'intervista di Giuliana Proietti dal sito psicolinea.it

GP Lei ha iniziato ad interessarsi di psicologia leggendo Freud, che ha studiato in un Corso di retorica. So che ha apprezzato molto il suo stile di scrittura, ma cosa può dirci circa le sue teorie? L'hanno convinta sin dall'inizio?

PE No, non mi hanno convinto. Certamente alcune delle sue idee sono così fondamentali che non si possono studiare gli esseri umani senza fare riferimento ad esse; molte delle nostre più importanti azioni sono motivate da processi inconsci; la sessualità ha un ruolo molto importante nel farci comprendere molti comportamenti umani; le esperienze infantili hanno un profondo effetto sulla nostra personalità. Ma molti particolari delle sue teorie non li condivido. Ed ha anche tenuto molto poco in conto le emozioni.

GP Il Dr. Martin Seligman, spesso dice, nei suoi libri, che la psicologia freudiana è troppo pessimista, perché focalizzata principalmente sul trattamento del dolore e del disagio. Al contrario, la psicologia positiva guarda alla prevenzione del disagio, raggiungibile anche attraverso lo stato di benessere. Lei pensa sia possibile 'indossare' espressioni facciali positive per diventare più ottimisti e sicuri di sé?

PE Dubito del fatto che indossare un'espressione positiva possa cambiare la qualità della vita; oltre tutto molte persone non riescono volontariamente ad attivare uno dei due specifici muscoli che esprimono la gioia,
orbicularis oculi, pars lateralis.

GP Lei ha dichiarato che, da ragazzo, si è interessato alla psicologia perché, in qualche modo, 'voleva cambiare il mondo': la psicoterapia era un modo per risolvere o almeno alleviare i problemi dell'umanità. Ora dice di aver cambiato idea. Perché? C'è qualcos'altro nel mondo che può assumersi questo compito?

PE Io sono arrivato a credere che, per comprendere le cause della sofferenza, molto di più può essere fatto dalla ricerca anziché dalla terapia. Entrambe sono importanti, ma ho pensato che i miei talenti potevano essere meglio impiegati nel campo della ricerca.

GP La sua lunga ricerca sulle espressioni facciali ha di fatto creato una nuova scienza su questo argomento, scienza che, in teoria, sarebbe possibile insegnare a tutti... Questa nuova abilità potrebbe realmente aiutare le persone a migliorare le loro relazioni umane?

PE Lo spero. Certamente può aiutare a capire meglio ciò che sentono gli altri. E' più difficile comprendere i nostri stessi sentimenti, ma ho scritto su queste cose nel mio ultimo libro
EMOTIONS REVEALED.


GP Lei ha detto che nelle espressioni umane ci sono i 'temi', che riguardano le espressioni universali, e le 'variazioni', che riguardano specifiche culture. Quali sono le 'variazioni' che appartengono tipicamente al popolo italiano?

PE Mi piacerebbe aver trascorso abbastanza tempo in Italia per conoscerle.


GP Recentemente alcuni scienziati hanno dichiarato di essere pronti al trapianto della faccia umana: se questo fosse realmente possibile, le espressioni su questa faccia devono essere considerate tipiche del nuovo proprietario (che muove i suoi muscoli secondo le sue abitudini) o dovute esclusivamente alle caratteristiche anatomiche della persona deceduta, la cui faccia è stata trapiantata?

PE Ciò che crea le espressioni sono vari centri situati nel cervello; di conseguenza, se il cervello non viene trapiantato, appariranno le stesse espressioni.

GP Nella sua ricerca sulle espressioni facciali lei ha sicuramente affrontato il fenomeno dell'arrossire: non una vera espressione, ma qualcosa che generalmente fa pensare che la persona interessata possa essere 'colpevole' o almeno 'coinvolta'. E' giusta questa semplice interpretazione delle cose?

PE Secondo Darwin si arrossisce quando ci si sente al centro dell'attenzione degli altri in modo eccessivo o indesiderato. Si arrossisce quando c'è una lode o quando gli altri notano che si è fatto qualcosa in modo sbagliato.

GP Quanta influenza hanno la vita familiare, l'istruzione, l'atmosfera generale nella quale si cresce nel determinare le espressioni tipiche di una persona? E' possibile cambiarle da adulti?

PE Domande interessanti, ma non conosciamo le risposte.

GP Lei è Consulente sia per il Dipartimento della Difesa americano, il Pentagono e per gli artisti che disegnano cartoni animati... Cosa le dà maggiore soddisfazione?

PE Mi diverte il lavoro con i disegnatori, mi piace aiutarli a fare un lavoro che possa essere divertente; il lavoro con il Dipartimento della Difesa è volto a salvare vite umane attraverso una migliore indagine sui terroristi ed anche se il mio aiuto fornisce solo un piccolissimo contributo, salvare vite umane è più importante.

Giuliana Proietti

venerdì 20 novembre 2009

Berlusconi & Lie to me

Qui potete trovare un simpatico video dove le teorie di Ekman, descritte nel telefilm "Lie to me" , vengono applicate ad una conferenza del nostro Premier.
Questo video ci illustra in maniera molto molto semplificata alcune delle teorie sulla comunicazione non verbale, e seppur basato su teorie documentate, non è da considerarsi comunque un prodotto scientifico.

martedì 17 novembre 2009

LIE TO ME...Dall'America alla ricerca della menzogna

Lie to me è una serie americana la cui trama è incentrata sulla figura di Paul Ekman e trae spunto a mani piene dalla sua vita ed esperienza personale.
Il front-man delle vicende è il camaleontico Tim Roth ( Pulp Fiction , Funny Games, Le Iene) che dona tutta la sua verve interpretativa per erigere il personaggio del Dottor Cal Lightman, uno psicologo di rinomato successo, specializzato nel linguaggio del corpo e nelle microespressioni del volto, grazie ai suoi decenni di studi e viaggi per il mondo, tra le razze più diverse, ha costruito una meravigliosa teoria sul collegamento delle emozioni fisiche del corpo umano con le microespressioni facciali.





Questo aspetto dà un interessante base scientifica ai contenuti della fiction, inoltre pone l’accento sull’alto livello di apprezzamento del pubblico televisivo per questo genere di argomenti trattati in altre serie simili.
Lightman riesce a percepire tutti gli stati d’animo delle persone, scoprendo i segreti più profondi di una persona (aiutandosi con la psicologia ordinaria) quali adulterio, testimonianze false, complicità in un avvenimento e tutto ciò per cui una persona può essere indagata. Ovviamente, come la mentalità americana, se non addirittura quella mondiale ci insegna, tutti sulla faccia della terra mentono e di fatti il grandioso Dottore ha costruito la sua fortuna con collaborazioni di alto livello (FBI, Governo, Amministrazione cittadina) partecipando a interrogatori con pregiudicati, indagati o prigionieri, atti alla scoperta della pura verità.
Roth non si limita alla semplice spiegazione delle sue teorie anzi, mostra tutte le prove scaturite e le microespressioni adottate che, una volta riprodotte ed esaminate, vengono confrontate con uguali emozioni rintracciate nell'analisi di personaggi famosi ( Bill Clinton, Obama, Hussain, Gorbaciov ecc).

Per chi volesse cimentarsi nel dott. Lightman ecco un simpatico LIE DETECTION TEST
http://www.fox.com/lietome/lightmantests/

domenica 15 novembre 2009

Il pioniere

Paul Ekman, nato a Washington DC nel 1934, . Professore di psicologia al Dipartimento di Psichiatria dell’Università della California (UCSF).
Ekman è conosciuto in tutto il mondo come esperto nella ricerca sulle emozioni e la comunicazione non verbale ed in particolare per i suoi studi sull'espressione delle emozioni e la corrispondente attività fisiologica sul viso.
La sua ricerca è stata finanziata dal National Institute of Mental Health per 46 anni.
Contrario a quanto ritenevano alcuni antropologi, come Margaret Mead, Ekman ha scoperto che la maggior parte delle espressioni facciali e le loro corrispondenti emozioni non sono determinate culturalmente, ma sono presumibilmente di origine biologica, come teorizzato da Charles Darwin. Le teorie di Ekman sono ora universalmente accettate dal mondo scientifico.
Ha sviluppato il Facial Action Coding System (FACS) per classificare tutte le possibili espressioni umane.

FACS
Con il collega Friesen durante i suoi primi studi delle espressioni e dell’emotività umana, effettuò una mappa di tutti i muscoli facciali interessati alla produzione dei movimenti del viso.



Egli rilevò quindi la presenza di 46 unità di movimento principali, che definì all’interno del Facial Action Coding System.
Di queste, 32 sono ‘action units’, ovvero sono associate a specifici muscoli, mentre 14 sono ‘action descriptors’, ovvero sono movimenti più complessi che però si presentano coordinati.
Ad oggi rappresenta lo standard utilizzato per la categorizzazione delle espressioni fisiche delle emozioni e si rivela utile sia a psicologi che ad animatori.

La teoria di Ekman si fonda su un esperimento di analisi e raffronto interculturale.
In tale esperimento veniva applicato rigore scientifico ad una ricerca precedente documentata in The Expression of the Emotions in Man and Animals (Darwin, 1872).
Seguendo alcuni criteri precedentemente elaborati, sono state selezionate 6 fotografie, ognuna associata ad una precisa espressione emotiva.
Le emozioni selezionate da Ekman sono:

Felicità
Sorpresa
Disgusto
Rabbia
Paura
Tristezza

L’esperimento è stato quindi condotto da 21 gruppi di studio, ciascuno in uno stato differente.
Di questi, solo 11 stati erano di cultura occidentale.
Ognuna delle 6 foto veniva mostrata a delle persone e queste dovevano associare la foto del viso ad una delle 6 emozioni (ovviamente tradotte nella loro lingua).

Il risultato è stato che:

In tutti e 21 gli stati le persone hanno associato univocamente felicità, tristezza e disgusto.
In 20 su 21 stati la maggioranza era d’accordo anche sulla sorpresa.
In 19 su 21 stati la maggioranza era d’accordo sulla paura.
In 18 su 21 stati la maggioranza era d’accordo sulla rabbia.
In tutti i casi in cui non c’è stata concordanza, la risposta scelta è però risultata la medesima a tutti gli altri che non erano d’accordo, formando di fatto solo due possibili alternative.
Seppure la ricerca non escluda la possibilità che esistano altre emozioni universalmente riconosciute, partire da una base di 6 sembra comunque un ottimo riferimento.

Possiamo quindi concludere affermando che le espressioni facciali, che mostrano determinati sentimenti, sono universali indipendentemente dalla cultura di provenienza. Infatti sebbene le differenze fisiologiche degli uomini riguardino una piccola percentuale, il viso è composto dal medesimo numero di muscoli facciali. Ecco perché le espressioni sono le stesse.