martedì 8 dicembre 2009

La risposta a Darwin ed Ekman arriva dal Giappone.

Contrariamente a quanto affermato da Darwin e successivamente da P.Ekman, una ricerca del Dott. Takahiko Masuda professore di psicologia presso l'Università dell'Alberta (Canada), dimostra come le espressioni facciali possano essere interpretate in modo diverso a seconda della cultura d'origine.

La ricerca si è svolta in Giappone e negli Stati Uniti. In Giappone vi è una forte tendenza a controllare le emozioni, e l'attenzione si focalizza soprattutto sugli occhi dell'interlocutore. Negli Stati Uniti le emozioni vengono più esteriorizzate e si è propensi a concentrarsi sulla bocca dell'interlocutore per capirne le emozioni.

I ricercatori hanno utilizzato emoticon computerizzate e immagini di volti umani che esprimevano uno stato emozionale. I risultati dello studio dimostrano che le espressioni facciali non sono interpretate universalmente, come invece si pensa in genere. La cultura di appartenenza è un fattore determinante per la loro decodifica a livello emotivo, un aspetto che si nota soprattutto considerando le emoticon che si usano nelle e-mail e negli SMS.

Le emoticon usate in Giappone per indicare felicità e tristezza sono caratterizzate da un ammiccamento diverso degli occhi, mentre quelle usate negli Stati Uniti differiscono per la posizione della bocca. Ad esempio, negli Stati Uniti l'emoticon :) e :-) indicano felicità, mentre :( e :-( indicano tristezza. In Giappone si preferiscono utilizzare, rispettivamente, le emoticon (^_^) e (;_;).

Durante l'esperimento i ricercatori hanno notato che i Giapponesi, per capire che tipo di emozione volesse esprimere l'emoticon, si concentravano sugli occhi. In una cultura dove le emozioni non sono espresse palesemente è comprensibile che si guardino più gli occhi, capaci di un ammiccamento meno pronunciato, e non la bocca che rappresenta la parte più espressiva del viso, come invece hanno mostrato di fare gli Statunitensi.

Un possibile corollario alla ricerca è che i Giapponesi sarebbero più pronti a cogliere le false espressioni amichevoli solo osservando la posizione degli occhi dell'interlocutore. Ma sono necessari altri studi per averne conferma.

riferimento all'articolo:
Masaki Yukia, William W. Madduxb, Takahiko Masuda,
Are the windows to the soul the same in the East and West? Cultural differences in using the eyes and mouth as cues to recognize emotions in Japan and the United States, Journal of Experimental Social Psychology

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